CARDIOLOGIA SPORTIVA

–  La prevenzione cardiologica in ambito sportivo

La medicina dello sport ha tra le sue principali finalità lo studio della fisiopatologia delle attività sportive, con particolare attenzione alle patologie silenti e asintomatiche, che poi possono determinare gravi conseguenze, se non diagnosticate prima della pratica sportiva.
Qualsiasi attività sportiva o fisica determina modificazioni dell’apparato cardio-vascolare, nel corso e per effetto dell’allenamento di quella specifica disciplina.

La valutazione diagnostica in medicina dello sport è, pertanto, finalizzata alla determinazione dell’efficienza dell’apparato cardiovascolare e alla ricerca di eventuali patologie sistemiche.
Essa prevede una serie di indagini che vanno dalla storia anamnestica dell’atleta fino a ricerche strumentali sofisticate. L’anamnesi è il primo passo.
L’esame obiettivo generale e cardiovascolare è volto a stabilire la totale integrità del soggetto in esame. Gli esami strumentali prevedono, di routine, ECG di base, ECG dopo sforzo.
Qualora dall’esame obiettivo cardiaco o da quello strumentale di base, risultasse un sospetto o una patologia in atto si farà ricorso ad altre indagini che, a seconda dei casi, comprenderanno lo studio ecocardiografico, il monitoraggio secondo Holter o i più complessi studi elettrofisiologici con l’elettrocardiografia ad alta risoluzione, il Tilting Test e lo studio elettrofisiologico transesofageo o intracavitario.
L’Italia possiede una delle legislazioni più avanzate per la tutela sanitaria delle attività sportive.
Nel nostro Paese, dal 1982, qualsiasi sportivo che voglia iscriversi a un’associazione o partecipare a una gara è obbligato a effettuare una visita medica, secondo specifici protocolli cardiologici, che ne garantisca l’idoneità a livello agonistico, ma anche solo a livello amatoriale.
La visita di idoneità, effettuata su individui presunti sani, svela molte volte patologie inaspettate e, allo stato attuale, rimane ancora l’unico metodo preventivo per la salute di giovani individui, che spesso effettuano la prima vera visita medica proprio in questa occasione.

La cronaca, per fortuna raramente, ci pone di fronte al caso di giovani sportivi, conosciuti e non, che improvvisamente muoiono nel corso di una gara o di una partita. Tale fenomeno viene definito “morte improvvisa”. Si tratta, di un evento non solo improvviso, nel quale la morte giunge a breve, solitamente entro un’ora dall’inizio dei primi sintomi, ma soprattutto inaspettato.
Con precisione, si parla di morte cardiaca improvvisa, da distinguere dal caso delle emorragie cerebrali o di altri organi. L’età del soggetto stabilisce una distinzione importante.

I decessi improvvisi di persone oltre i trentacinque anni sono causati prevalentemente da problemi coronarici.
Negli atleti e nei giovani a causare la morte improvvisa sono, invece, cardiomiopatie, e tra queste le principali sono la displasia del ventricolo destro e l’ipertrofia. La morte improvvisa può verificarsi senza alcun sintomo precedente.
Gli unici sintomi possono essere lo svenimento o la sincope. Il problema è che da questi sintomi non è possibile pensare immediatamente a una cardiomiopatia. Infatti, lo svenimento può essere causato dall’ipertensione, da sincope vasovagale, eventi benigni per il paziente, per il quale, anzi, è consigliabile praticare uno sport.

Pertanto, risulta estremamente indaginoso predire il rischio di in una morte improvvisa, anche perché gli sportivi sono per definizione “sani”. I controlli resi obbligatori dalla legge hanno, comunque, ridotto drasticamente questo genere di decessi. Nella popolazione generale l’incidenza di morte improvvisa è poco frequente e lo è ancora di meno nella popolazione sportiva. La morte improvvisa per cause legate all’attività sportiva non supera l’1-2% del numero globale di tutte le morti improvvise. (0.7-1/100.000 abitanti/anno).

Il numero assoluto di decessi nelle varie discipline cambia nei diversi paesi, a seconda degli sport più praticati. In Finlandia è maggiore nella corsa e nello sci di fondo, negli USA nel basket e nel football americano, in Sud Africa nel rugby e in Italia, naturalmente, nel calcio. La morte improvvisa per cause legate all’attività sportiva è più frequente negli uomini (90%) e nei soggetti di età inferiore ai 35 anni (75%). Gli sportivi più colpiti sono quelli di basso livello agonistico (80%), cioè dilettanti, partecipanti a tornei amatoriali ecc.

Ciò è dovuto a minori controlli e a minore accuratezza nei controlli medici. La frequenza della morte improvvisa per cause legate all’attività sportiva è, inoltre, maggiore nelle competizioni ufficiali (79%) rispetto agli allenamenti (21%). Da quanto esposto emerge chiaramente la necessità che chiunque si dedichi ad attività sportive debba sottoporsi, con la periodicità richiesta dal tipo di sport praticato, ad una visita di idoneità, effettuata da un medico specialista con lo scopo di valutare le capacità funzionali e strutturali per poter praticare uno sport agonistico, secondo la normativa di Legge, ma anche di valutare le capacità funzionali e strutturali per poter praticare uno sport a livello amatoriale.
Per quanto siano le Federazioni Sportive che stabiliscono il modo e l’età in cui effettuare la visita di idoneità sportiva agonistica è compito degli operatori della medicina dei servizi sensibilizzare coloro che praticano correntemente o che si accingono a praticare per la prima volta attività sportive agonistiche o amatoriali.
A fronte di quanto sopra riportato, l’Istituto ha creato un’equipe di altissimo livello medico scientifico, di cui è responsabile il dr. Mauro Forzoni.

"LA SALUTE E' IL PRIMO DOVERE DELLA VITA"

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